Ha 25 anni, è già sposato e crede nel futuro di chi sa rendersi appetibile per il mondo del lavoro. Non ha nulla di eccezionale, tranne la volontà e la consapevolezza che per farcela è necessario uscire prima possibile dalla propria ‘zona di comfort’
Giordano Lilli ha 25 anni, è un ingegnere meccatronico e, fatto piuttosto singolare ai giorni nostri, è pure già sposato. Non ha fatto in tempo a laurearsi che è stato subito assunto a tempo indeterminato in un’azienda italiana in crescita. A questo punto, milioni di ragazzi si riterrebbero già estremamente fortunati. Lui invece quell’impiego l’ha lasciato otto mesi dopo per un incarico di due anni al Cern di Ginevra (e no, non aveva alcuna ‘spinta’ dall’alto). Certo, la sua storia è rara in un mondo in cui è sicuramente molto difficile trovare un’occupazione decente, ma non è unica. Se va raccontata è per ridimensionare chi quei giovani li frustra ancora di più insistendo sul tagliare le ali ai sogni delle nuove generazioni parlando di giovani che non hanno futuro e per i quali è impossibile solo pensare di farsi una famiglia. Va raccontata per offrire una speranza, un orizzonte possibile. Va raccontata soprattutto perché è una storia straordinaria nella sua normalità. Giordano, per sua stessa ammissione, non ha capacità superiori alla media, proviene da una famiglia semplice (mamma maestra, papà impiegato di banca), non ha goduto di alcuna raccomandazione. Quello che sicuramente di eccezionale c’è in lui è però l’impegno, la volontà, la tensione a cercare sempre il meglio. Prima di tutto da se stesso.
Giordano Lilli al Cern
I bei voti me li sono sudati
“Non ho fatto nulla di singolare –si schermisce subito Giordano- non sono nemmeno particolarmente intelligente, i voti a scuola me li sono sempre sudati. E poi sono stato fortunato ad avere una famiglia che mi ha sempre sostenuto. Lavorare al Cern era il mio sogno e ci sono arrivato perché qui non ci lavorano solo ricercatori; in relazione agli esperimenti, il personale da 2500 addetti può arrivare a 12.000 e si cercano posizioni di tutti i tipi: dagli amministrativi ai vigili del fuoco, agli avvocati; come chiunque, ho presentato la mia domanda e sono riuscito ad ottenere un incarico di due anni nell’ambito di un gruppo di lavoro che si occupa di robotica per misurazioni e riparazioni a distanza nel tunnel dell’acceleratore LHC; durante gli esperimenti, infatti, diventa radioattivo e non vi si può accedere”. Giordano è originario di Orgiano, un paesino immerso nelle campagne del basso vicentino. Il suo percorso inizia al liceo scientifico Dal Cero della vicina S. Bonifacio, ed è lì che comincia a capire cosa fare da grande, grazie ad un professore vero, uno di quelli che sanno appassionare. “Giordano dopo il liceo sceglie ingegneria meccatronica, frequenta a Vicenza, sede staccata dell’università di Padova. Eppure, non mancano le incertezze. Tutto normale. La via che porta a capire ciò che vogliamo essere quasi mai è lineare, più spesso è costellata di interrogativi, di dubbi. Dubbi che però Giordano supera, passando dallo studiare al fare, cogliendo occasioni, sfidando se stesso, uscendo dall’ area protetta fatta di giorni sui libri, esami e voti da aggiungere al libretto universitario.
La svolta: dalla teoria alla pratica
“Non ero del tutto convinto del percorso di studi intrapreso –ammette Lilli- ma è cambiato tutto quando ho potuto finalmente mettere in pratica quello che avevo studiato, libri e libri di teoria. Alla fine della laurea triennale il prof. Roberto Oboe ha proposto di partecipare alla Freescale cup, un progetto europeo di robotica. Abbiamo accettato solo in 3 su 30 studenti e per otto mesi abbiamo lavorato con tale passione da saltare le lezioni. Alla fine però, a Parigi, ci siamo classificati terzi su 29 università, una soddisfazione incredibile perché eravamo partiti dal nulla! Solo il caricabatterie degli universitari tedeschi valeva più di tutta la nostra attrezzatura, noi però li abbiamo surclassati con la creatività. Poi, sempre il prof. Oboe, ci ha proposto un progetto per la realizzazione di uno speciale guanto per la riabilitazione post-ictus. Si trattava però di trasferirsi qualche mese in Giappone”. Solo Lilli e un suo compagno accettano la sfida e, per non pesare completamente sulla famiglia, Giordano sospende per un mese gli studi universitari, ci dà dentro con l’inglese e ottiene la certificazione necessaria per accedere alla borsa di studio di 3000 euro di Confindustria Vicenza.
Fondamentale l’esperienza all’estero
“In Giappone –sottolinea Lilli- ho capito che la capacità di adattamento è determinante, che la qualità della nostra istruzione è elevata e che, a differenza di altri, noi italiani sappiamo valutare i problemi da più angolazioni e trovare le soluzioni. Ho imparato a cavarmela da solo, anche nel costruire la tesi, lo stesso progetto iniziale è stato stravolto ma mi sono adattato, non potevo perdere tempo: a gennaio 2015 sono tornato e ad aprile mi laureavo”. Laurea, naturalmente, col massimo dei voti. “Però–assicura- ho dovuto impegnarmi molto di più di compagni più bravi di me. Ho rifiutato anche il 25 dell’ultimo esame, studiando un mese intero per ottenere un 26, un mese a sgobbare sui libri per quel solo punto in più necessario per la lode, ma la ritenevo importante per il mio futuro”. E in effetti, tramite gli eventi che mettono in contatto aziende e studenti dell’università di Padova, è subito assunto in Athonet, una società di Bolzano vicentino fondata una decina di anni fa da giovani ingegneri che avevano in mente di portare reti internet di emergenza nelle zone più remote e disagiate del mondo.
Giordano e Martina
Rendersi appetibili per il mondo del lavoro
“Quando è arrivata la risposta del Cern mi è dispiaciuto moltissimo lasciare Athonet ma i titolari, pur tentando fino all’ultimo di trattenermi, hanno capito: ‘Se si tratta di sogni – hanno detto – noi sappiamo cosa significa’. La procedura per inoltrare domanda al Cern –racconta Giordano- è molto lunga e molto dettagliata. “Ho impiegato due settimane a compilarla e la prima volta non sono riuscito ad entrare. Due settimane prima del matrimonio però, nel settembre scorso, avevo tutto pronto e così ho deciso di ripresentarla, senza molte speranze. A novembre ho saputo che era stata accettata, non ci potevo credere! Mi sono trasferito a gennaio con mia moglie, Martina, che mi ha accompagnato in questa avventura prendendo un’aspettativa dal lavoro. Sono contento, ma ben consapevole che sono solo agli inizi”. Giordano sa di avere un contratto a termine e molta strada davanti per affermarsi, ma se si parla di giovani e di opportunità di lavoro dice: “Certo, oggi è difficile trovare un lavoro, ma non è impossibile. Non è vero che non ci sono possibilità, è che bisogna costruirsele rendendosi appetibili per il mondo del lavoro. Quando mi hanno assunto in Athonet non sapevo nulla di reti mobili, ma hanno premiato la mia disponibilità a imparare e il mio percorso di studi anche all’estero. E poi non conosco persone di talento che non lavorino”.Si ferma un attimo, e poi aggiunge: “E’ anche vero che molti miei compagni di università d’estate si concedevano due mesi di riposo, io due mesi di vacanza non so cosa siano; con tutti i progetti che avevo in ballo ero sempre in affanno per recuperare esami…”.
A pranzo con Fabiola Gianotti
Il Cern, Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire, è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. Eppure, a caratterizzare i rapporti tra chi vi lavora è un notevole grado di informalità tipico di tanti altri luoghi della scienza e della tecnologia, un’informalità funzionale alla ricerca stessa perché ridurre le distanze amplifica le possibilità creative. “Appena dopo che la mia domanda era stata accettata –spiega Giordano Lilli- mi ha scritto il capo del mio gruppo di lavoro firmandosi semplicemente ‘Marco’ e dicendomi che non vedeva l’ora che cominciassi a lavorare con loro. Qui la gerarchia non si nota affatto. In mensa gli ultimi arrivati possono ritrovarsi a pranzare a fianco di luminari della fisica o a Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern, come mi è capitato. Non ho avuto il coraggio di salutarla, però –ammette Giordano Lilli- ma conto di farlo visto che viviamo entrambi nello stesso paesino, Thoiry, e prima o poi ci incroceremo”. (cz)
@cinziazuccon
Pubblicato il 15 aprile 2016 su Il Giornale di Vicenza pag. 24.
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